Castelvecchio Calvisio è un piccolo borgo arroccato sulle montagne abruzzesi, nel cuore del Parco del Gran Sasso e Monti della Laga. Cosa vedere a Castelvecchio Calvisio quindi? Ci sono davvero tante cose da fare ma passeggiare tra i suoi vicoli è già di per sé un’esperienza unica. Perdersi nei suoi passaggi stretti che stupiscono ad ogni passo e immergersi in un’atmosfera quasi mistica ci fa vivere la magia di un tuffo nel passato.
Castelvecchio Calvisio si trova a pochi chilometri del più famoso borgo di Santo Stefano di Sessanio e della magnifica Rocca Calascio. Castelvecchio, sebbene ancora poco noto, non ha però niente da invidiare a questi borghi. Ed è anche il motivo per cui non è così semplice reperire online informazioni sul borgo di Castelvecchio Calvisio.
In questo articolo vi sveleremo alcune delle mille meraviglie di questo piccolo villaggio fortificato. Alla fine, non avrai più dubbi e vorrai sicuramente andare a visitare questo gioiello! Vediamo subito cosa vedere a Castelvecchio Calvisio e dintorni.
1. Passeggiare nel borgo fortificato di Castelvecchio Calvisio
La prima cosa da fare e vedere a Castelvecchio Calviso, e la più ovvia anche, è sicuramente passeggiare e perdersi nei vicoli stretti del paese. Vi accorgerete subito che più di entrare in un semplice borgo sembra di entrare in un castello. Ed è proprio questa l’impressione che offre anche da lontano, arroccato in posizione dominante circondato da imponenti case-mura. Era inoltre protetto per metà da mura con un percorso di guardia esterno e per l’altra metà da un fossato. Si poteva entrare al paese fortificato solo da un ponte che era probabilmente levatoio.
Una delle cose più affascinanti e misteriose del paese di Castelvecchio è la sua forma. Visto dall’alto sembra proprio un guscio di tartaruga per la sua geometria ellittica e per il fatto che le case sono tutte strette tra loro seguendo il pendio della collina. Non si trovano nel mondo altri esempi simili di una forma urbana come questa attentamente progettata e pianificata. Se vi interessa l’argomento vi consiglio di leggere questo articolo.
I percorsi interni del borgo fortificato sono molto stretti non superando mai i 3 metri di larghezza. Sono caratterizzati dalla presenza di tantissime scale che collegano le case tra di loro. Le case del borgo erano organizzate in modo particolare: il piano terra era riservato a botteghe artigiane e magazzini mentre i piani superiori ad abitazioni. Altra particolarità del borgo sono gli archi che, soprattutto nella via principale, coprivano in origine quasi del tutto la strada creando una lunga galleria. Questo aspetto rafforzava ancora di più l’impressione che si aveva di entrare in un castello più che in un paese.
2. Visitare la chiesa di San Giovanni Battista
Della chiesa di San Giovanni Battista colpisce subito la facciata bianca che si erge imponente su uno dei pochi spazi aperti del borgo fortificato. Un campanile a vela abbastanza insolito spicca sulla sommità.
È solo dal 1478 che abbiamo notizie dell’esistenza di questa chiesa. Si pensa infatti che prima di essere una chiesa fosse una fortezza fortificata. I Piccolomini governavano alla fine del Quattrocento il borgo di Castelvecchio e con ogni probabilità furono loro a trasformare in chiesa il palazzetto fortificato. A confermarlo è la presenta di una mezzaluna scolpita sull’architrave sopra la porta d’ingresso, simbolo della famiglia Piccolomini.
La prima cosa che colpisce una volta entrati è sicuramente il contrasto tra la sobria austerità della facciata e la sontuosità dell’interno con il suo altare maggiore che risplende sul fondo. La ricchezza e l’assoluto valore artistico delle opere qui conservate sono un chiaro indizio della prosperità economica che aveva nei secoli passati un piccolo borgo come Castelvecchio Calvisio.
Il ricchissimo altare maggiore è degli inizi del Seicento. È stato realizzato in legno intagliato e poi ricoperto di foglia oro. È composto di due piani con ordini architettonici sovrapposti. Nella nicchia centrale del livello inferiore è alloggiata una scultura di rara bellezza raffigurante una Madonna in Trono con Bambino, conosciuta anche come Madonna della Valle. Risale alla fine del Quattrocento ed è attribuibile ad un artista di scuola umbro-abruzzese.
Nella nicchia soprastante si trova la statua del Cristo Trionfante. Le nicchie laterali sono occupate dai Santi protettori delle “Quattro Ville”, gli antichi villaggi romani che sono all’origine della fondazione di Castelvecchio Calvisio. In questo altare è così ricordato e celebrato il passato della mitica nascita del paese, una tradizione che era evidentemente ancora ben viva dopo secoli.
Un’altra chiesa di particolare interesse, la chiesa di San Cipriano, si trova a pochi metri dall’uscita del paese e vale davvero la pena farsi una passeggiata per andarla a scovare.
Anche se il primo documento che evoca la sua esistenza risale al VIII secolo, la chiesa ha sicuramente origine ancora più antiche. La presenza di resti di insediamenti romani intorno alla chiesa e l’utilizzo di pietre di recupero di questo periodo per l’edificazione dei muri di San Cipriano fanno pensare che la chiesa è stata costruita sui resti di un tempio pagano probabilmente dedicato a Venere.
3. Provare i prodotti e le ricette tipiche di Castelvecchio Calvisio
Castelvecchio Calvisio ha una particolarità: il suo territorio comprende sia terreni montani a più di 1000 m che terreni in pianura. Questa caratteristica permette di avere una grande varietà di tipi di coltura e di sfruttare anche i pascoli di montagna per l’allevamento dal quale ricavare formaggio e lana. I terreni pianeggianti nelle valli sono utilizzati per la coltura di cereali come farro e grano di solina, legumi come la cicerchia ma anche, un tempo, il pregiatissimo zafferano.
La cicerchia è uno dei prodotti tipici di Castelvecchio Calvisio tanto che le era dedicata persino la sagra del paese! Questo legume è una via di mezzo tra la lenticchia e il cece per forma e sapore. Si coltivava in quantità importanti a Castelvecchio perché ha la particolarità di adattarsi a terreni non molto fertili e di resistere tanto alla mancanza quanto a grandi quantità d’acqua. Si adatta per questo benissimo al clima di montagna.
Le condizioni di vita estreme, tra inverni rigidi e faticoso lavoro nei campi e nei pascoli, hanno profondamente influenzato la cucina di Castelvecchio. I piatti sono infatti sostanziosi e a base di ingredienti provenienti dal mondo dell’agricoltura e della pastorizia. L’isolamento di Castelvecchio ha portato allo sviluppo di ricette uniche e peculiari che si discostano dalle ricette simili abruzzesi per una particolarità.
Diversi piatti dolci tradizionali sono stati infatti totalmente reinterpretati dai castelvecchiesi in piatti non più dolci ma salati creando un sorprendente ed inaspettato sapore.
Tra le ricette più significative ricordiamo:
- la ricotta schianta: ricotta di pecora mescolata con aceto rosso, pepe e peperoncino,
- i fillacchi: fichi lessati e fritti con pancetta e asparagi selvatici amalgamati con pecorino e uova
- il fegato dolce: fegati di agnello fritti con un impasto di uovo e zucchero serviti insieme a fette di arancia ed ancora le ferratelle salate.
- le ferratelle salate
Questi sapori così unici potrebbero derivare direttamente dal modo di cucinare medievale oltre che dalla evidente difficoltà di reperire alcune materie prime in questi territori.
4. Fare una passeggiata nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso
Il paese di Castelvecchio Calvisio si trova nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. È uno dei parchi più grandi d’Italia e per questo offre una ricchissima varietà di paesaggi, uno più bello e affascinante dell’altro.
La maestosità delle sue vette dalle quale si vede anche fino al mare culmina nel Corno Grande a 2.912 metri di altitudine. Il parco ospita anche il ghiacciaio del Calderone, l’unico ghiacciaio dell’Appennino e il più a sud di Europa. Ha sofferto però moltissimo negli anni il risaldamento globale e sta a poco a poco scomparendo.
Altri luoghi affascinanti ed emozionanti sono il Canyon dello Scoppaturo e il più famoso altopiano di Campo Imperatore. Spesso chiamato il piccolo Tibet, è un luogo davvero magnifico. Una cosa da vedere a Castelvecchio Calviso è sicuramente questa!
Il Parco offre quindi un numero sterminato di escursioni da fare. Ci sono itinerari per tutti i gusti e per tutti i livelli. Le cose da vedere a Castelvecchio Calvisio sono davvero tantissime! Potete trovare qui diverse idee di itinerari da fare.
Vicino a Castelvecchio Calvisio, anche senza dover prendere la macchina, ci sono tante altre cose da vedere. Potete per esempio raggiungere i borghi più vicini come Carapelle o Calascio e Rocca Calascio. Potete anche partire alla scoperta dei resti italici sul vicino Monte Mattone o di quelli di un convento a Campo delle Monache.
Durante le vostre escursioni aprite bene gli occhi e le orecchie, potreste vedere simpatici ospiti. Potreste incontrare un branco di camoscio d’Abruzzo sul Monte Camicia o una coppia di caprioli pascolare in totale pace e libertà a quota più bassa. Ci è capitato di vederne una coppia proprio quest’estate poco prima di Castelvecchio! Se alzate la testa, con un po’ di fortuna riuscirete forse anche a vedere un’aquila reale.
5. Visitare i magici borghi vicini: Rocca Calascio e Santo Stefano di Sessanio
Castelvecchio Calvisio, insieme ad altri borghi vicini faceva parte della Baronia di Carapelle. Questo territorio godeva di una posizione strategica e si era arricchito tantissimo con il commercio della lana. L’importanza della Baronia ha portato nei secoli grandissime famiglie come quella toscana dei Medici a prendere il possesso di queste terre.
La ricchezza passata di questi luoghi ha avuto come conseguenza lo sviluppo di borghi di rara bellezza ed interesse architettonico, che racchiudono opere d’arte di un valore inaspettato. Tra i borghi più belli della Baronia possiamo citare Santo Stefano di Sessanio e i ruderi di Rocca Calascio.
Il paese di Santo Stefano di Sessanio ha origini antichissime e dal Rinascimento è da lontano riconoscibile con la sua imponente torre circolare che troneggia nel panorama. Si presume che esistesse già in epoca precedente e che fosse una torre di avvistamento. Infatti serviva a controllare le greggi sui tratturi diretti in Puglia e di avvisare la popolazione e gli altri borghi alleati in caso di invasioni nemiche.
Il paese si posiziona su un promontorio con le case che seguono vicoli che si avvolgono intorno alla torre. Il borgo è molto compatto e presenta come Castelvecchio Calviso un forte carattere difensivo.
Rocca Calascio invece è diventato uno dei simboli dell’Abruzzo per la sua bellezza. Questi ruderi del castello più alto d’Italia spiccano dalle montagne con incredibile maestà. Con le sue quattro imponenti torri cilindriche che sembrano scolpite nella roccia stessa domina tutto il territorio circostante.
Era costruito, come per la torre di Santo Stefano, in una posizione ardita in modo da poter controllare il territorio e i pascoli. Venivano infatti allevati nelle terre della Baronia centinaia di migliaia di pecore che d’autunno grazie alla transumanza si spostavano verso Sud, verso dei pascoli dal clima più caldo, in Puglia.
La fondazione del castello risalirebbe al periodo normanno e venne edificato su una base romana. È solo successivamente nel Rinascimento, con la famiglia Piccolomini, che la struttura viene ampliata con una cinta muraria e aggiunte le quattro torri cilindriche con merlature. Nonostante la rovina causata dall’abbandono e dagli anni, l’insediamento abitativo mantiene i caratteri originali.
6. Idea originale per visitare Castelvecchio Calvisio: sapere cosa vedere in modo divertente
Il borgo di Castelvecchio , lo abbiamo già detto, non ha niente da invidiare ad altri borghi più conosciuti. Non vi sorprenderà quindi se vi dico che questa lista delle cose da vedere a Castelvecchio Calvisio è che una piccola parte delle cose che ha da offrire questo borgo.
Castelvecchio ha tanto da dare al turista curioso desideroso di vivere un’esperienza autentica immergendosi nella cultura locale. Infatti non è solo un borgo affascinante ma una comunità che trasmette da generazione in generazione tradizioni e storie da preservare.
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